Restore Our Earth
postato il 22 Apr 2021
Oggi è la giornata internazionale della terra, istituita dall’Onu nel 1970, dopo il disastro causato dalla marea nera di petrolio a Santa Barbara in California. Voglio festeggiarla ricordando Wangari Muta Maathai, un’ecofemminista keniota che se ne è presa cura con successo fondando nel 1977, gli anni del femminismo, un movimento guidato da africane, il Green Belt, che ha piantato 35 milioni di alberi ed ha contribuito a difendere la biodiversità della sua terra contro le monoculture coloniali di the e caffè. Ha fatto molte lezioni e scritto su di lei Monica Lanfranco diffindendo anche il video di animazione “Sarò un colibrì“. La rigenerazione ecologica è tuttora realizzata in Africa soprattutto dalle donne contadine e dai giovani come racconta Alice Kaudia, che ha continuato il suo lavoro al ministero dell’ambiente in Kenya e fondato EcoE; questa esperienza é raccontata in un bell’articolo sulla rivista Combonifem, la cui direttrice Paola Moggi, fa parte del nostro laboratorio ecofem. Lei ci fa conoscere “donne di tutti i continenti, perché, come il disastro della pandemia attesta, ciò che avviene in una regione del mondo, anche lontana, ci riguarda. Le varianti inglesi, brasiliane e sudafricane del Covid, che tanto allarmano il nostro sistema sanitario, lo confermano”.
Ne abbiamo parlato ieri in una lezione promossa da Possibile Padova, a cui sono stata invitata con una attivista di XR a ricordare “la signora degli alberi”, sulla cui storia coinvolgente vi segnalo un bel film: “Mettere radici..la visione di Wangari Maathai” più che mai attuale oggi. E i suoi tre scritti “Solo il vento mi piegherà”, la biografia del 2007 dopo che tre anni prima aveva ricevuto il premio Nobel e nel 2005 aveva lanciato “alzatevi e camminate” in occasione del G8 in Scozia per pretendere la cancellazione del debito creato dalle nazioni colonialiste , “la sfida dell’Africa” nel 2009 e “la religione della terra” nel 2011. Per sostenerla al Live 8 avevano suonato nelle città più importanti artisti come Madonna, i Pink Floyd, the Who, Elton John, Paul McCartney. Il G8 era stato costretto ad impegnarsi per togliere il debito ma le nazioni che ne fanno parte non hanno mai mantenuto l’impegno che a Rio, nel 1992, Alex Langer aveva richiesto con la Campagna NordSud, sostenuta da noi ecofemministe già nel vertice di Miami.
Un filo verde che inizia all’inizio del secolo scorso (1915) con l’utopia “Herland” di Charlotte Gilman Perkins, prosegue con la vittoria contro il DDT di Rachel Carson con il suo “Primavera silenziosa” del 1962, la fondazione del movimento ecofemmminista con “Femminismo o morte” del 1974 di Françoise D’Eaubonne, la nascita dei Green alla fine degli anni ’70 con Petra Kelly; continua con l’ingresso in Parlamento delle donne verdi ecofem dopo Chernobyl promotrici anche del referendum che fece uscire l’Italia dal nucleare grazie al movimento che aveva invaso le piazze pretendendo senso del limite e responsabilità da politica e scienza, come raccontato in “l’ecofemminismo in Italia, le radici di una rivoluzione necessaria”.
Questo movimento é ormai diffuso in tutto il mondo: in India le donne Cipko con Vandana Shiva hanno impedito la distruzione di foreste abbracciando gli alberi e contrastando gli OGM con la banca dei semi, il movimento contro le grandi dighe indiane volute da Modi (danneggiate e crollate recentemente a seguito delle inondazioni indotte dalla catastrofe climatica), é stato contrastato dai contadini con Arundathi Roy; in Honduras la convenzione 169 che ha dato i titoli di proprietà alle terre della comunità per creare comuni aborigeni è costata la vita per vendetta dei proprietari a Berta Flores Càceres nel 2016. Poco prima aveva testimoniato: “Nella lotta contro la privatizzazione dei fiumi, la difesa delle foreste e contro le multinazionali, le donne erano la maggioranza. Ciò provoca minacce alle nostre vite e alla nostra sicurezza fisica, emotiva e sessuale, minacce contro i nostri figli, la nostra famiglia. Dicono che siamo prostitute, streghe, siamo pazze. Abbiamo lavorato a livello nazionale e internazionale e ottenuto vittorie.”
Grandi donne nonviolente che hanno lottato per la salvezza di madre terra e di tutte le speci viventi, noi compresi, pagando prezzi altissimi, repressioni, torture, violenze, inflitte da governanti , possidenti, sicari ed anche dai loro mariti e compagni con l’assassinio che abbiamo ribattezzato femminicidio, come successe a Petra Kelly. Wangari fu accusata pubblicamente dal marito di averlo tradito, di aver trascurato lui e i figli, di essere una ribelle e il presidente Moi la accusò con le sue compagne di minacciare l’ordine pubblico, le represse duramente e le imprigionò, le diffamò e ordinò che se ne tornassero a casa. Ma lei si candidò contro di lui che dovette andarsene, fu eletta e viceministra dell’ambiente e promosse democrazia, diritti delle donne e dei bambini, società multietnica, il cambiamento dal basso e la riforestazione e rigenerazione del territorio.
Ce ne sarebbero tante altre da ricordare ma dubito che i governi, il nostro compreso impegnato a decidere il coprifuoco alle 22 o alle 23, le promuovano e le ricordino almeno oggi, diffondendo il loro pensiero e le loro conquiste. Facciamolo noi da subito, affrancandoci da questo modello di società insostenibile perché, come dice Greta, non c’è più tempo e se lasciamo il mondo in mano a chi ci governa, la distruzione continuerà. Noi curiamo tutto e tutti, quasi sempre gratis, ricevendo incambio delegittimazione e violenze. Adesso basta, curiamo noi stesse e la nostra madre terra e smettiamo di accudire uomini adulti ed arroganti, che badano solo al loro potere.