Due giornate importanti a Bologna
postato il 13 Nov 2017Il titolo dell’incontro della scuola di ArciLesbica aveva ancora un punto interrogativo: Ecofemminismo, percorso irrinunciabile? ma credo proprio che lo abbiamo cancellato con il confronto serrato tra di noi.
D’altra parte era già prevedibile la volontà di farlo visto che la pagina finale dell’invito riportava questa frase di Berta Càceres “La Madre terra militarizzata, avvelenata, in cui si violano sistematicamente diritti elementari, ci impone di agire.” Apre Marta Panighel, Orlando e Campo Politica Femminista di Agape, tranfemminista queer di Nudm, spiegando che occorre decostruire tutte le narrazioni patriarcali del reale, quelle di genere, classe e razza e praticare quindi la intersezionalità. Ci ricorda teorie e libri di scrittrici di fine secolo scorso. Da Timbery Cressow, Audre Lourde, Greta Gard, Carolyn Merchant, Vandana Shiva e Maria Mies,Van Plumwood e la sua denuncia dei binarismi patriarcali usati per sottometterci, ricorda Margareth Atwood confessando di non averla letta e ne interpreta liberamente “Il racconto dell’ancella” ma soprattutto chiude con una importante avvertenza: attente alle alleanze. Quindi dal dialogo tra femministe alle relazioni e ai rapporti con chi non rientra nelle connessioni da praticare.
Un collegamento molto utile a quanto ho sostenuto nella mia relazione che è seguita e che potete comunque ascoltare qui:
Dunque praticare la connessione tra generazioni diverse come sta succedendo in questo confronto è fondamentale per rispondere alla complessità attuale dell’oppressione e al periodo di transizione che stiamo attraversando da un vecchio paradigma ottocentesco che non corrisponde più alla realtà attuale. Per decodificarla occorre una attento ascolto di chi consideriamo diversi da noi e una pratica costante di discontinuità e di denuncia di chi usa violenza patriarcale o ne è complice.
Beni comuni e bene primario: il corpo, i corpi violati. L’Habeas corpus, primo passo di rispetto per i corpi dei prigionieri nel diritto romano non è rispettato nemmeno oggi per le donne che si ribellano: sono uccise senza processo come nei femminicidi o battute o violentate, abusate e stuprate. Le ancelle nella società resa sterile dal nucleare del racconto della Atwood sono usate per essere fecondate dal comandate a cui appartengono in un rapporto sessuale meccanico senza nessun erotismo, alla presenza della moglie sterile che si stende dietro. Interessante il parallelo con l’affitto dell’utero attuale che sta dividendo il femminismo in polemiche spesso violente.
Troppe giovani legittimano una simbologia e un linguaggio violento e alcune combattenti curde sono costrette ad uccide e a rischiare di esserlo per liberare dall’Isis la propria terra. Ecofemminista ed ecopacifista e non violenta era Petra Kelly fondatrice dei grunen in germania e dei Verdi in Europa e nel mondo, finita tragicamente non si sa con femminicidio/suicidio insieme al suo compagno, anche lui verde, un generale diventato antimilitarista, o uccisa come tante donne diventate troppo capaci di contrastare il potere: l’ultima forse la giornalista maltese, uccisa come Ilaria Alpi, la Caceres e tante altre. Sta uscendo finalmente un libro che la riporta a noi, la tesi di una neolaureata, perche è stata dimenticata nonostante le dobbiamo tanto.
Ecofemminista è chi rispetta la vita nelle sue varie forme non solo umane ma anche animali e vegetali. E’ quindi quotidianamente impegnata ad abbassare il tasso di violenza che ci attornia, e che è dall’inizio del patriarcato il modo in cui si sottomettono tutte le forme di vita al potere, donne e natura le risorse di cui appropriarsi. Il 25 novembre dovremo essere tante a manifestare e non è ammissibile che si convochi un incontro concorrente nello stesso giorno da parte di chi dovrebbe esserci alleato, come chi si occupa di audit sul debito che ci soffoca, della forma più attuale e più brutale del neoliberismo che è quella ormai della finanza. Se dobbiamo rapidamente connettere le varie lotte verso “una liberazione totale” come è stata definita qui, dobbiamo conoscerci, contaminarci,rispettarci e rispettare le nostre scadenze e non farci concorrenza. E noi dobbiamo guidare i processi di cambiamento.
Il pomeriggio Federica Giunta, antropologa ambientale che ha svolto ricerche in Asia, Africa e America Latina ci racconta delle comunità in cui ha lavorato e fa una panoramica di teoriche e attiviste da Bina Agarval che critica Vandana Shiva perchè non considera il sistema di caste nel suo paese a Vangari Mathai in Africa, con la sua visione olistica.
Commenti:
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Concordo con Laura Cima, sono state giornate importanti e ricche, grazie alle organizzatrici. a breve ci saranno anche i video dei nostri interventi, e speriamo di poterci rivedere sia a bologna che ad altradimora http://www.altradimora.it nel 2018(dove stiamo preparando il programma per i primi 10 anni di attività) per continuare la crescita comune