Una giornata emozionante e coinvolgente a Torino – prima parte
postato il 21 Nov 2017
L’impressione di chi ha organizzato, chi è intervenuto e di chi ha seguito con entusiasmo tutta la giornata è che a Torino, domenica scorsa alla Cavallerizza, con l’incontro Costituzione, Comunità e Diritti, sia avvenuto un salto politico di cui ci siamo rese e resi conto ma di cui non riusciamo ancora bene a comprendere la portata. Una seconda puntata si terrà il 14 gennaio nella stessa aula: hanno già assicurato la loro partecipazione Maddalena, Settis e Imposimato. Qui inizio un racconto che continuerà.
Prepareremo gli atti di questo primo incontro perché è impossibile fare un report dettagliato vista la ricchezza di ogni relazione, tavola rotonda e intervento dal pubblico e, nel frattempo, comincerà a girare qualche video. La motivazione che ci ha mosso nel promuovere questo evento è stata quella di mettere insieme conoscenze che ci permettessero di superare i confini di elaborazioni, organizzazioni ed iniziative, contaminare mondi diversi, per meglio fronteggiare i rischi a cui territori e comunità sono oggi sottoposte a causa del neoliberismo che ormai agisce fortemente sui nostri corpi per preservare il proprio potere distruttivo e rapinatore. Ci hanno raccontato che per funzionare meglio bisognava affossare il pubblico e promuovere il privato ma non è affatto successo: siamo stati depredati di tanti beni pubblici e sono stati tagliati servizi essenziali con la scusa che il debito enorme accumulato nel nostro paese, e nella città che ci ospita come ormai nella quasi totalità delle città, non permette più di rispettare gli obblighi che la carta costituzionale assegna alla nostra repubblica per garantirci i diritti essenziali.
Mauro Scardovelli introduce il confronto suggerendo di collegarci attraverso la bellezza e basarci sull’economia che ci ha insegnato Gandhi, il quale diceva ai suoi che non avrebbe cambiato nulla sostituire il governo inglese con uno indiano se non si mettevano in discussione le radici della violenza per evitare che si riproducesse. La misericordia, occuparsi di quelli che sono gli ultimi, insegnataci dal Vangelo, raccontata da Tolstoi, insieme alla bellezza e alla cultura, potrebbe salvarci se chi diventa madre, o lo desidera, è accolta da una comunità che la sostiene e la rispetta. Quali relazioni stanno oggi alla base delle nostre comunità disaggregate? Quanta violenza si sta diffondendo? Quali governi nazionali e locali hanno cura di quelle e quelli, sempre più numerosi, che sono stati cacciati fuori dalla società che conta e non hanno accesso ai servizi, non hanno casa, non hanno lavoro, non riescono a garantire ai figli un futuro dignitoso?
Paolo Maddalena riprende la necessità di ancorarsi alla bellezza, all’ambiente, alla natura, alla vita che è bella se viviamo in una comunità solidale e sappiamo combattere la violenza, che è malattia, sopraffazione ed ingiustizia, attraverso un’economia corretta e un diritto giusto. Ricorda i due pensieri economici che dal dopoguerra si sono affermati: prima Keynes e lo stato sociale e, dopo i gloriosi anni ’70, Friedman che impone la concorrenza spietata e mette le basi della rapina che condurrà all’impoverimento generalizzato e alla”fabbrica del falso” per giustificarlo e alla violazione dei nostri principi costituzionali. Cita l’art.2, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili e richiede solidarietà politica, economica e sociale, e l’art.3, secondo comma, che assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione. ma anche il dimenticato art. 43 che prevede l’espropriazione di imprese di servizi pubblici essenziali, fonti energetiche o monopoli che abbiano interesse generale. Ricorda che la nostra Costituzione prevede solo proprietà pubbliche o private dei beni, non la categoria dei beni comuni. Risponde alle questioni che i sindaci pongono nella loro tavola rotonda rispetto al fatto che non hanno più risorse disponibili perché tutto finisce nelle casse dello stato, non riescono a manutenere i loro territori, e devono applicare leggi non discusse e ingiuste come ad esempio quella Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie. Anche dal pubblico vengono fatte domande su questa questione.
Aprendo la tavola rotonda sui corpi violati del pomeriggio ricordo la venuta a Torino del premio Sakharov Denis Mukwege, medico e chirurgo ginecologico congolese, soprannominato l’uomo che ripara le donne. Dall’inizio di questo secolo ha curato cinquantamila donne, molte di loro ragazze e anche bambine piccolissime, che hanno subito stupri di guerra, ferite fisiche e psichiche gravissime in quella che è una guerra senza fine per l’appropriazione delle miniere da cui si estraggono il coltan e il cobalto per i produttori di cellulari e strumenti informatici in tutto il mondo. Multinazionali senza pietà che agiscono in questo clima perseguendo i loro interessi e soffocano il dramma della popolazione nel silenzio: “non c’è giustizia per le vittime, ricordatevi di noi ogni volta che usate il vostro telefonino”. Ricordo femminicidi e stupri nel nostro paese, sulle migranti nei campi di profughi, le 23 giovani nigeriane arrivate cadaveri e destinate come tante altre al mercato del sesso. Monica Lanfranco reduce dallo spettacolo Manutenzioni nel casinò di Sanremo affollatissimo racconta il suo lavoro itinerante che dura ormai da più di quattro anni e che ha portato centinaia di uomini a testimoniare sul palco i limiti e i problemi di una sessualità maschile violenta. Ricordo quindi che non è sufficiente battersi per le pari opportunità per ribellarsi alla violenza che anche ministre come la Lorenzin, procurano ai nostri corpi: nel passare la parola a Eija Tarkainen, finlandese, che speriamo ci racconti quello che differenzia i paesi del nordeuropa, dove le donne parrebbero vivere molto meglio e con meno violenza, da noi, scesi di venti punti nella graduatoria del gender gap. Ci racconta del rispetto della natura, dei miti, della dea madre, di una cultura del rispetto, della sorpresa nel vedere il ruolo sessista in cui le donne sono rappresentate nei nostri media, e dei guasti che gli interessi neoliberisti stanno portando nel suo paese. Ci dice che in Finlandia , proprio in conseguenza di ciò, c’è il più alto tasso di suicidi e ci racconta dei bei progetti che sta seguendo. Elija ci riporta al tempo in cui la società matriarcale aveva ben altre leggi e tramandava una organizzazione sociale del rispetto della natura, del dono e della libertà come ho avuto modo di vedere a Sumatra presso i Minangkabao o sentire raccontare a Torino dalle Moso, venute dalla Cina, su invito di Morena Luciani insieme a Heide Goettner Abendroth, studiosa di queste civiltà che il patriarcato ha distrutto. E’ stata Rachel Carson, nel suo libro “primavera silenziosa”(1962) a dare un’impronta ecofemminista, come riconosce Al Gore nella prefazione, modificando la storia più di tanti politici , costringendo a mettere fuori legge il DDT e ad iniziare una legislazione di tutela della salute di tutte le speci e dell’ecosistema. Chiara Lucchese, osteopata a Palermo, vissuta in Spagna, coordinatrice dei gruppi per la libertà di cura, è una voce mediterranea che ricorda la violenza subita dalla sua terra con l’invasione sabauda e rimossa nella narrazione storica che non conserva traccia della umiliazione e depredazione subita da allora. Mette il corpo al centro del suo impegno professionale e politico, indica la necessità di sovvertire l’idea convenzionale del “corpo malato”, che è invece separazione e conflitto dalla naturale armonia. Per questo il superamento di ogni malattia ha un senso trasformativo e evolutivo. Per questo l’art.32 della Costituzione che, dopo aver ribadito che la salute è un fondamentale diritto dell’individuo e della collettività, chiarisce che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario” mentre la legge Lorenzin sui vaccini costituisce un abuso di potere del governo perché introduce una pericolosa sperimentazione sul corpo di bambini che non hanno ancora sviluppato il loro sistema immunitario mettendo a rischio la loro integrità fisica. Secondo lei questo sistema è ormai così guasto per gli interessi di Big Pharma e delle altre multinazionali che non si può più cambiare dall’interno ma occorre porsi in una posizione alternativa.
La tavola centrale che mette in luce la mobilitazione delle donne a salvaguardia del bene primario, chiude la prima parte dell’incontro. Non posso non ricordare le nostre madri costituenti, alcune delle quali ho ancora conosciuto e che, da giovane deputata ho chiamato in causa perchè non hanno partecipato alla seconda sottocommissione della Costituente che ha redatto l’Ordinamento della Repubblica, disegnando la distribuzione dei poteri. Solo uomini sono stati inviati dai partiti a farne parte. Ma le costituenti, come mi disse la Spano, ne hanno disegnato la prima parte, quella dei valori, con gli uomini che le stavano rispettosamente ad ascoltare. Per questa prima parte, che tutto il mondo ci invidia, che nessuno ha mai osato modificare in quasi settanta anni, il loro ruolo è stato fondamentale anche perché erano solo 21 e sono state capaci di trovare una sintesi tra le differenze politiche che rappresentavano. Non possiamo dimenticarle, come non possiamo dimenticare tutte le donne che, dalla definizione dello Stato moderno sono state escluse dal patto sociale, se hanno voluto rivendicare il diritto di essere cittadine sono state uccise come Olympe de Gourge, che fu ghigliottinata da Robespierre perchè aveva “dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso”, come molte suffragette, su cui vale la pena rivedere il recente film di Sarah Gavron. Le giovani che oggi non votano più perché non si sentono rappresentate possono trarre forza dal loro esempio e non cedere alla sopraffazione e alle violenze degli uomini e dello Stato, organizzandosi come sta facendo il movimento NUDM che manifesterà a Roma il 25, giornata contro la violenza alle donne. Ma spetta a tutti noi, più grandi e capaci di denunciare tutti gli aspetti distruttivi del neoliberismo, di lasciare loro spazio, di ascoltarle, di riconoscere il loro valore se non vogliamo che si perpetui ciò che alla fine del Settecento preconizzava un’anonima cittadina nel suo “discorso agli italiani” che stavano redigendo la costituzione giacobina tra soli uomini: ” Siccome con noi distruggereste tutti i nemici dell’eguaglianza, senza di noi non li distruggerete giammai”.
Vi rimando al prossimo post per conoscere gli interventi sui vaccini, beni comuni e il debito, di Viale, Mattei e De Lellis.
Commenti:
-
Davvero interessante
-
Grazie laura del tuo report! aspetto il prossimo. siamo ad una svolta positiva nell’aggregazione poltica extra-istituzionale?
-
le parole di Mauro Scardovelli non mi piacciono
la misericordia non mi interessa
personaggio pericoloso